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    ‘A vennégna

    Pascoli ce lo insegna: esiste in ognuno di noi un fanciullino che, finchè siamo in tenera età, si esprime mediante il nostro corpo, così che si sente un solo palpito, un solo strillare, un solo guaire. Ma dopo il sopravvento della maturità, mentre noi ingrossiamo la voce e volgiamo l’anima verso nuovi interessi, il fanciullino non cresce e continua a far sentire la sua voce ingenua e primigenia, il suo “tinnulo squillo”, suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un bimbo può vivere.

    Da Prefazione

    di Marco di Mauro

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    Vurria

    Ho iniziato per gioco perché è con gli occhi dei bambini che amo guardare il mondo. Ed è così, per gioco, che è cominciata la mia avventura. Un viaggio avvincente che ho affrontato per dare voce a quella parte di me che ho sempre custodito gelosamente e che provo adesso a raccontare a chi ascolta. A volte bisogna alzare un po’ la voce per risvegliare animi e passioni. Desidero parlare soprattutto ai giovani, perché possano imparare che senza memoria non c’è futuro e che, in fondo, è nella semplicità delle cose che si ritrova la vera essenza della vita e la forza per renderla migliore.

    L’autrice

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    Mater

    Mario Ascione dedica a sua madre questa intensa raccolta di poesie; raccontando il dolore della perdita, ma anche l’incondizionato amore nel rapporto tra madre e figlio, la poesia diviene catarsi, sedativo per un’anima tormentata. Versi ricchi di coinvolgenti immagini di Fede e di delicati ricordi, dipingono un ritratto immortale di una madre che è fonte di vita e pura ispirazione per il poeta.

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    Crisalide – Il volo della vita

    Crisalide, il volo della vita, quello dovrebbe essere l’apice di vita per una farfalla. Le farfalle, secondo me, assomigliano un po’ alla vita, racchiudono in sé il simbolo della “perfezione imperfetta”. Sono bellissime con i loro colori, delicate nei movimenti e libere di volare ovunque. Spesso la superficialità delle cose nasconde però verità ben diverse. L’impegno e la forza della loro trasformazione per raggiungere il loro splendore completo di farfalla, le porta in breve tempo alla loro fine. In particolare la farfalla monarca è il più incredibile simbolo del cammino interiore e della vita, quasi magica, l’anima di un sogno reale.

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    Dello stesso amore

    E siccome questa vita
    non dimenticherà
    di donarti dolore,
    perché neppure questa vita
    ti ama e ti avrà amata
    come io ti amo,
    con le mani calde dell’estate
    asciugherò il tempo
    delle tue piogge amare.

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    Desiderio di metafisica

    Una terra meravigliosa, ricca e pericolosa, che, come Circe, ammalia ma fa soffrire, rendendo il poeta “prigioniero d’una triste favola che sa d’eterno”. Come sulla tela di un pittore vengono alla luce, pagina dopo pagina, “poesie d’eterno canto”.

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    Il domatore del jolly

    Tra versi laici, eppure profondamente in contatto con il divino, tra accostamenti lessicali inediti e fortemente evocativi, Il domatore del jolly costituisce l’espressione lirica di un io che parla di sé e lo fa al femminile. Un io allo stesso tempo tormentato, compiaciuto, fragile, intriso di speranza e, soprattutto, consapevole.
    Raccolta squisitamente dinamica, che racconta con originalità l’esperienza umana di una brillante poetessa, e di una donna forte, in balia di una costante tensione ideologica e figurativa tra ciò che è umano e ciò che è divino; tra il male atavico ed il bene, quel bene che, solo, riesce a compensare le conseguenze spaventose del “negativo”.
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    Diario d’amore

    La poesia è una barca che oscilla sulle onde della vita trovando slanci tanto più elevati e intensi quanto più i turbamenti si abbattono con forza. Diario d’amore vola sulle onde dell’inquietudine, traendo dalla poesia l’impeto d’amore per la vita nelle sue diverse manifestazioni: l’amore per una donna, per i figli, per Dio e la Natura e, non meno importante, per la poesia stessa, che trova in questa raccolta di componimenti un’espressione di rara profondità e intensità.
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    Oltre

    La poesia è la più alta forma di inquietudine e non bisogna mai chiederle coerenza, compattezza, perché è dalla disgregazione che nasce l’unità, dal nulla il tutto, in un anelito ampio, assoluto, che avvolge e travolge, ancora una volta, corpo e anima, nei richiami segreti e misteriosi della vita, nello slancio conclamato e consapevole verso l’infinito. Alessandra Amprino queste emozioni e riflessioni le sente fortemente fremere dentro di sé e, grazie alla poesia, che si attorciglia e si libera, riesce a dare piena voce a ciò che non sempre si riesce a dire con tanta intensità e verità.
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    Iu sacciu ‘na canzona di Valle e ddi Capone

    La Canzona di Valle e ddi Capone è una vecchia filastrocca che offre una chiave di lettura per svelare un mistero di Ariano: la città è stata un insediamento normanno,il popolo arianese parla un dialetto provenzale.
    L’autrice si pone sulla scia dei medievali trovatori provenzali per innalzare il proprio canto di rabbia e d’amore nei confronti della sua patria, vilipesa e tradita nelle sue più autentiche aspettative.

    Francesco D’Episcopo

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    I colori della vita

    La vita di una donna raccontata attraverso piccoli squarci poetici. La maturità raggiunta, un amore che fa soffrire ma che insegna, mai rinnegato. L’importanza dell’amicizia e della famiglia si accompagnano a descrizioni della natura e del paesaggio costiero.
    L’autrice, Lia Esposito, con le sue poesie trasmette positività e vitalità attraverso immagini semplici che fanno parte della quotidianità.

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    Naufrago il pensier’ mio

    Naufrago il pensier’ mio è una raccolta poetica che tenta di riportare in auge il linguaggio poetico oramai desueto a causa delle nuove tecnologie che lo hanno spogliato della sua funzione principale: quella di farsi portatore di immagini interiori in grado di scuotere l’animo del lettore. Grazie al sapiente e calibrato uso delle parole, ogni componimento di Gerardo Benedetti riporta alla mente il poetare dei grandi scrittori italiani. Molto forte è infatti l’eco leopardiana, come si evince già dal titolo che con forza evoca i versi conclusivi de L’Infinito “tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”. E così, con dolcezza, siamo invitati ad inabissarci nell’incommensurabilità del nostro essere per prendere atto della finitezza delle umane possibilità e dell’ineffabilità dell’esistenza.

    10,00