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Passo doppio
Una vita vissuta tra Italia e Germania, attraverso episodi, aneddoti, usanze, luoghi, personaggi e ricordi, come in una dolce danza, dà luogo a Passo Doppio. Inizia così un viaggio della memoria, a partire dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Si parte da una Napoli in cui gli americani dispensano cioccolata e sigarette in cambio delle “attenzioni” delle donne costrette dalla necessità e si giunge a Offenbach, in Germania, dove gli italiani cercano fortuna. Il ritorno coincide con il luogo della partenza, ma niente è più come prima.
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Giulia e Partenope
Giulia Grimaldi ha 26 anni e conduce una vita noiosa e solitaria tra casa e lavoro, segretamente innamorata di Lorenzo. Dopo la recente scomparsa del padre, l’unica compagnia della ragazza è Rosa, la governante con la quale è cresciuta da quando la madre è rimasta vittima di un incidente stradale che a lei, invece, ha sfigurato la gamba destra. Una soleggiata domenica di giugno, inebriata da una improvvisa quanto irrefrenabile voglia di cambiamento e libertà, Giulia corre sulla spiaggia, ma un oggetto appuntito le si conficca in un piede: una insolita, lunga, candida piuma. È l’inizio di un prodigio. La mattina seguente è scomparsa ogni traccia della cicatrice dalla sua gamba; Lorenzo, come per incanto le chiede di uscire; Rosa si mostra improvvisamente esperta di riti magici e antiche leggende. Ogni notte, inoltre, nei suoi sogni Giulia si trasforma in una sirena e vede luoghi e personaggi molto lontani nel tempo, che a lei risultano tuttavia stranamente familiari. Da dove provengono quelle insolite piume? Cosa c’entrano la Sibilla Cumana e Giulia Gonzaga con lei? Rosa è la donna semplice e un po’ ignorante che credeva? Lorenzo è sinceramente innamorato di lei? Alla scoperta di queste verità nascoste Giulia scopre se stessa.
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Risacca sulla riva del cuore
Sullo sfondo di una Italia ancora travolta dalla furia della guerra, riparte da Serdiana – un paese di campagna della Sardegna – il viaggio sulle ali della memoria di Giusy e della sua famiglia. Dopo il fatidico 8 settembre arriva il tempo di lasciare l’isola e raggiungere il continente e con l’isola Giusy si lascia alle spalle anche il primo amore, l’amica del cuore, un fratello di appena 3 anni morto di tifo. La famiglia si stabilisce a Santa Maria la Bruna e qui Giusy scopre la gioia di un’adolescenza vissuta con spensieratezza. Il dolore, però si sa, non risparmia nemmeno chi cerca la pace dopo la sofferenza e scova anche chi si è rifugiato in un angolo di paradiso alle falde del Vesuvio, con Capri di fronte. Con la morte di Carmen – la madre che ama, accudisce, cura – si sfalda una certezza granitica; eppure neanche la disperazione può fermare il flusso della Vita. Il viaggio continua e a Napoli Giusy incontra Al, l’amore vero; per lui e insieme a lui si trasferisce a Pompei. È l’inizio di un nuovo tempo, foriero di una nuova famiglia. Nascono cinque figli, stelle, che con i genitori formano una novella costellazione, nella quale ognuna di loro brilla della propria luce, ma insieme quelle luci diventano splendenti …
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L’estate che ho imparato ad andare in bici
Un coro di bambini, di età diverse, in luoghi e tempi diversi, racconta storie di un’Italia che – forse – non esiste più. Attraverso l’eco di esperienze, vissute o ascoltate, emerge un ritratto delicato – eppure assolutamente vivido – di piccoli uomini e donne, che continuano ad avere paure, desideri, aspettative e dubbi non molto diversi da coloro che li hanno preceduti in un Paese, unito da appena 150 anni.
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Colori d’Africa
Luca, un aitante commerciante di abiti etnici, attraversa l’Africa per raggiungere Laura, amica di sempre che lavora per le Nazioni Unite. Da Nairobi a Bujumbura, il Continente Nero si svela in una straordinaria gamma di sfumature, che si rispecchiano nelle vesti multicolori delle donne, rese ancora più abbaglianti dalla loro pelle di ebano. Terra di contrasti, nella quale il rosa unico dei fenicotteri cede il passo all’ocra della savana e si trasforma nel verde lussureggiante dei boschi. In Africa, però, il rosso non è solo quello aranciato dei tramonti, ma anche quello porpora del sangue, il sangue versato in tante spietate guerre per il dominio straniero o in assurde lotte fratricide. Tra incredibili peripezie, aneddoti, sciamani, mercati e mercanti; di paese in paese, di donna in donna, a bordo di improbabili mezzi di trasporto, Luca cede al fascino mitico del viaggio – distante anni luce dalla concezione nord-occidentale di partenza da un punto A per raggiungere un punto B nel minor tempo possibile – che si trasforma in una irripetibile fonte di piacere e di conoscenza, alla scoperta forse anche di se stesso.
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Come nuvole rapide
Una donna in balia di una vita che non le appartiene, se ne immagina una parallela, fatta di corse al suono di musica, in appassionanti, speranze da inseguire. La sera del suo quarantaseiesimo compleanno, però, il video di Nuvole rapide – una canzone dei Subsonica – la riporta bruscamente alla realtà. Sarà questa la scintilla che la convincerà a prendere per mano la propria vita e a darle un senso, un ritmo, una colonna sonora. Andare alla ricerca di se stessi non è un percorso facile, rettilineo: trovare il bandolo della matassa è spesso impossibile, soprattutto quando quello che si vuole non è solo un luogo sicuro, un caldo abbraccio, ma una continua ricerca, per essere liberi, leggeri e rapidi.
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Per chi suona il Calascione?
Un angolo di paradiso, ai piedi del Vesuvio e affacciato sul Golfo più famoso del mondo: Spapokkia. In questa fantastica città, doppio di una Napoli allo strenuo delle forze, gli scugnizzi – caratteristica unica, vanto e contrasto della città – stanno tristemente scomparendo. Spapokkia si è trasformata in “un paradiso abitato da diavoli”, in cui la corruzione e la violenza dilagano fin dentro le pieghe più intime della popolazione. Un gruppo di giovani ribelli – gli ultimi veri e autentici scugnizzi, capitanati dal giusto e impavido Mammoletta – si oppone allo strapotere del terribile boss Jakkett. Attraverso l’affresco dello scontro del bene e del male, tradizioni popolari e degrado, tra episodi fantastici e surreali, il romanzo dà vita a una moderna epopea degli scugnizzi, esaltandone le antiche virtù e auspicando – grazie a loro – l’agognato, quanto necessario, riscatto sociale di un intero popolo.
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Il trasformista
Ciro Aiello ha 50 anni, è un truffatore e sta scontando la propria pena nel carcere di Poggioreale. Tra le sbarre della cella l’uomo ripercorre, sul filo della memoria, i tipici episodi degli scugnizzi della Napoli degli anni Settanta. Quando gli si presenta l’occasione di evadere dalla prigione, però, Ciro si rende conto di non avere ancora vissuto l’esistenza che desiderava. Sarà troppo tardi o si è sempre in tempo per cambiare?
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Il giudice della pena
Saggio giuridico
In verità la confusione totale che accompagna l’esecuzione penale in questo momento, risolvendosi in una incertezza del diritto della pena, costituisce forse la causa principale della crisi che il nostro intero sistema giuridico sta attraversando.
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Andar per boschi
Andar per boschi è il piacere di riscoprire la bellezza della Natura, fondersi con essa, con i suoi suoni, i suoi odori, i suoi sapori. È liberare l’anima dalle false priorità che opprimono l’uomo “nel mondo dell’asfalto e del cemento”, insegnandogli ad ascoltare il sommesso anelito della Natura. È il ricongiungersi dell’Uomo con se stesso. Dell’Uomo con la Terra. Dell’Uomo con Dio. Andar per boschi incide un solco profondo nell’anima e nei sensi. È un viaggio mistico per comprendere il significato dell’esistenza, per esplorare i misteri che avvolgono il Creato. Il mistero della vita. Pensieri, riflessioni, immagini, leggende, suggestioni s’incastrano armoniosamente come tasselli di un variopinto mosaico, nel tentativo di rappresentare il più intimo volto della Natura, la più sacra essenza del nostro Spirito.