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    L’esercito medianico

    10,00

    L’autrice si fa portavoce di storie vere e di vicende realmente accadute ai protagonisti dei tre racconti che compongono “l’esercito”. Luca, Isabel e Raul sono personaggi differenti ma accomunati dall’aver ereditato dai parenti il “dono” della medianità. In qualità di medium comunicano con entità soprannaturali  aiutando gli spiriti in cui si imbattono a risolvere determinate situazioni. Sono fornite al lettore testimonianze vissute assieme a nozioni sulle pratiche paranormali e magiche.

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    Eravamo ottantamila

    10,00

    Breve romanzo aneddotico in cui l’autore rivive uno spicchio della sua adolescenza negli anni della stagione calcistica 1980/81 del Napoli. Sullo sfondo di un’intera città che vibra per la speranza di un primo scudetto azzurro, forti del talento del libero olandese Krol, detto “il tulipano”, i momenti salienti del campionato si intrecciano con i ricordi: i giochi, le figurine, la famiglia, la prima cotta, la prima automobile del fratello maggiore. Terminata la stagione e svanito il sogno scudetto, si chiude una fase della vita dello scrittore, che tuttavia resta impressa in questa breve opera, nella quale egli si concede anche il piacere di immaginare un finale in cui le cose siano andate diversamente.

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    Il Paradiso che non c’è

    10,00

    I santi presentati in questo testo non sono riconosciuti dalla Chiesa, ma semplicemente “creati” dalla fantasia popolare ed esistono esclusivamente nei modi di dire e nel linguaggio quotidiano. In queste pagine rivive lo spirito di una saggezza popolare che, purtroppo, si sta perdendo: l’autrice ci offre un modo per ritrovarla riflettendo sui proverbi  e sui modi di dire che usiamo spesso senza conoscerne l’origine.

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    Curiosità napoletane

    10,00

    “La nostra raccolta vuole essere una riscoperta della Napoli dei tempi passati, attraverso storie vere, aneddoti, proverbi, poesie popolari e tante altre curiosità.
    È stata utilizzata in primis la fonte orale offrendo così, agli amanti e lettori di storia napoletana, la genuina espressione della sapienza di questa città. Abbiamo lasciato al lettore una chiave di lettura e di diversa interpretazione a seconda dell’argomento trattato, dove i personaggi, siano essi uomini di chiesa, o semplici cittadini, hanno sempre un modo di pensare onesto, malizioso e simpatico.
    Abbiamo, inoltre, voluto ricordare le figure di due venerabili napoletani: padre Rocco e don Placido Baccher, poiché sono meritevoli di grande ammirazione.
    Con questo semplice lavoro, abbiamo lasciato “una finestra aperta sulla Napoli religiosa del passato”, per ulteriori ricerche su uomini, donne, monasteri e quant’altro”.

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    L’imponderabile

    10,00

    Un pallido filo rosa si dipana lungo le vie di Ginì, Kim, Beth, Ketty, Foeba: è identità-realtà-autocoscienza, trinomio che si scompone, ricompone e trasforma d’intreccio in intreccio negli otto racconti di Anna Bartiromo. Dai freddi toni hopperiani dei quadri di solitudine  metropolitana “Due sul marciapiede”, “Storia di Kim”, “Chat”– ove l’identità è un meccanismo ad orologeria – al tenue richiamo di madeleines intinte nel tè di “Oltre lo specchio” e, a chiudere il cerchio, “Lo Sconosciuto” e “L’incompresa”: racconti che si “spogliano” fino a farsi nudi schizzi con finale a sorpresa.
    I personaggi che animano le storie si ritrovano coinvolti in uno scontro con la realtà e, prima ancora, con se stessi.
    Anna Bartiromo firma un romanzo introspettivo, offrendo squarci di vite che sfuggono a qualsiasi tentativo di precisa valutazione e il cui filo conduttore è l’imponderabile.

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    Mie belle lune perdute ovvero Cronaca di un dolore

    10,00

    Ann-Marie è una stimata giornalista che ricopre incarichi di prestigio. Ann-Marie è una bella donna. Nel 1986 viene aggredita dal cancro al seno. Mie belle lune perdute è la cronaca del suo dolore, il racconto delle giornate, dei pensieri, del lungo e faticoso percorso per l’accettazione, stilata da chi ha camminato a suo fianco nella sofferenza: suo marito. Ann-Marie, ora, è guarita e sta bene. La sua vicenda personale è una speranza per le donne che vivono la stessa esperienza dolorosa, un conforto per chi le ama e ne condivide la vita; e una fotografia, a volte impietosa, della classe medica italiana. “È difficile raccontare un dolore quando sono le parole di chi cammina a fianco della sofferenza a darne voce. È difficile raccontare un dolore con la serenità di chi lo ha vissuto, sperimentato, accettato come una nuova possibilità per dare testimonianza di un amore rivolto a chi ha sempre amato; dedicato a chi ha conosciuto uno stesso difficile destino; pensato per chi, scorato, non alza lo sguardo […] E quel dolore si apre alla vita e il racconto diventa cronaca, cronaca di un dolore, divenuto felice. Perché davanti agli occhi c’è ormai un mare quieto e su quella cicatrice e nel cuore è rispuntato un fiore.”

    (Dalla prefazione di Umberto Veronesi)

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    Don Terzino

    10,00

    Tra frammenti di ricordi e passioni, ogni singolo racconto mira a coinvolgere il lettore per trasportarlo in esperienze di vita differenti che ruotano intorno alla figura rassicurante di don Terzino, il quale rappresenta un invito alla comprensione e al cambiamento. La contrapposizione tra sogno e realtà, la realizzazione di una passione tanto desiderata, la solitudine, la crudeltà dell’essere umano, la ricerca dell’ispirazione e l’incomprensione sono alcuni dei temi che il testo affronta con autenticità. Le storie non si limitano alla semplice narrazione ma rappresentano, in un continuo intreccio, personalità differenti.
    Giovanni Renella firma dei racconti dallo stile semplice e coinvolgente, cercando di fare in modo che il lettore stesso possa identificarsi nelle singole storie dei protagonisti.

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    La storia di un uomo solo

    10,00

    Questa è la storia di  una vita apparentemente perfetta. Il protagonista ha tutto ciò che ha sempre desiderato: il lavoro di giornalista e la donna ideale. Ma il tradimento della sua donna di sempre e la morte improvvisa del padre, a causa di un incidente stradale, lo portano al centro di una voragine, fatta di vodka e di solitudine. Poi – all’improvviso – un appiglio: la forza di due occhi verdi. Ma basteranno a tirarlo fuori da quella spirale di solitudine? Il ragazzo ha un solo desiderio: sapere quante persone avrebbero sofferto se lui fosse morto.

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    Sotto il Vesuvio

    10,00

    Il commissario Ersilia Donati è la protagonista degli episodi narrati, in un’antologia di action-movie. Una donna che ha scelto un mestiere difficile, determinata e tenace, senza mai rinunciare all’umanità e a una sofferente partecipazione ai vari aspetti della vita, nei casi di cui si occupa, dove si ha a che vedere con una componente indefettibile della vita dell’uomo: il dolore.

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    Di nome Pupetta

    10,00

    La speranza e la forza di resistere alle avversità sono le protagoniste di questo racconto che ci porta indietro nel tempo, durante il periodo interbellico italiano. Tramite le dettagliate descrizioni dell’autrice entriamo nella casa di via Caracciolo, sul lungomare di Napoli, abitata dalla numerosa famiglia di Pietro e Ninetta, coppia elegante e raffinata, ammirata per stile e generosità, benvoluta da tutti.
    Nonostante la crisi portata dalla prima guerra mondiale, la famiglia di via Caracciolo riesce ancora a sorridere grazie all’arrivo di una bambina, “Pupetta”, simbolo di rinascita, che con i suoi occhi grandi e vivaci guarda speranzosa al futuro.
    L’autrice dà molta importanza al ruolo della casa, simbolo di quotidianità e di gioia, ma anche luogo di memorie e di dolore. Ed è proprio in questo periodo di crisi che la famiglia, simbolo di una società ormai abbattuta e in rovina, ritrova la speranza: Pupetta, ormai cresciuta, torna a illuminare la vita della famiglia, rappresentando così l’inizio di un nuovo cammino e il desiderio di creare un futuro sereno, nonostante
    tutto.

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    Sulle orme della sclerosi multipla

    10,00

    Nel secondo volume di quest’opera autobiografica, l’autrice Maria De Giovanni racconta la sua vita dopo la pubblicazione del primo libro. Infatti, grazie anche all’affetto e alla riconoscenza del pubblico, Maria riesce a reagire di fronte alla sua malattia, la sclerosi multipla, che tuttavia continua a manifestarsi in maniera aggressiva, al punto da costringerla a cambiare terapia.
    Il confronto con il suo pubblico è molto importante per Maria che, grazie ad una serie di interviste e presentazioni del suo libro, riesce a sensibilizzare un gran numero di persone ad un argomento così delicato.
    “L’uragano Mary”, nonostante la sua malattia, cerca di infondere coraggio attraverso progetti che permettono ai disabili di vivere liberamente la propria vita.

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    Che peccato, è peccato

    10,00

    Un riconosciuto autore di testi per la televisione e il teatro e un comico di caratura nazionale, firmano insieme un libro tratto dal fortunato, omonimo spettacolo, che Biagio Izzo sta portando nei teatri italiani. Il titolo si potrebbe prestare a qualche malinteso, ma … niente paura, nessuna perversione né battute oscene: le pagine di Che peccato, è peccato parlano del più e del meno … come solo Tabacchini e Izzo sanno fare. Si parla di ciò di cui ognuno vorrebbe parlare, di quel che l’uomo della strada avrebbe da dire e che non dice perché gli appare banale, sconveniente e, forse, poco intelligente. Ci pensa la penna di Tabacchini, a questo punto, a inventare un ingorgo rutilante di comicità e trasgressione da leggere attraverso la “vis comica” di Biagio Izzo. E allora si confessa l’inconfessabile, bugie diventano verità, si mente spudoratamente su dogmi assoluti … Le bugie, per esempio, sono l’espressione più alta della creatività umana: ma quando sgorgano dall’inventiva sublime di una donna, diventano capolavori irraggiungibili! Sarebbe un peccato non usarle, no? Così Che peccato, è peccato procede senza rete né schemi, in un’incursione festosa attraverso le cose della vita osservate dal punto focale di un comico e di un autore che ne sanno una più del diavolo. Cercando di mettere disordine dove c’è ordine precostituito, si dice dei peccati che si fanno e di cui ci si pente, così come di quelli di cui … è peccato pentirsi! Ci sono certi vizi, inoltre, che è davvero peccato considerare peccati. Come si può peccare di accidia, di far niente? Mangiare e far l’amore sono riprovevoli? E ancora, vogliamo parlare dell’ordinata convivenza civile e del piacere di stravolgerla? Recita Biagio Izzo: “Che peccato, è peccato, e qua non si può fare, se ogni sfizio è un vizio manca l’aria per respirare.”