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Quaderni ibero Americani 109
Scritture di confine quasi alla fine del mondo
Saggistica testimoniale, crónica narrativa, testi ibridi e letteratura di nonfiction in America Latina -
Quel lato oscuro
Sardegna, fine Ottocento: il romanzo mette in scena una storia di comportamenti ipocriti, violenti, egoistici, con cui una ricca famiglia di grandi proprietari terrieri cerca di occultare le conseguenze di una passione incestuosa che possono provocare la rovina di uno dei casati più ricchi e stimati del luogo. Sullo sfondo, un intero paese incerto nell’accettare le giustificazioni della famiglia e la caparbietà di questa nel tentare di difendere il proprio onore, anche avvalendosi di menzogne. Si delineano credenze e facili credulità legate a una cultura antica e ancora ben radicata.
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Naufrago il pensier’ mio
Naufrago il pensier’ mio è una raccolta poetica che tenta di riportare in auge il linguaggio poetico oramai desueto a causa delle nuove tecnologie che lo hanno spogliato della sua funzione principale: quella di farsi portatore di immagini interiori in grado di scuotere l’animo del lettore. Grazie al sapiente e calibrato uso delle parole, ogni componimento di Gerardo Benedetti riporta alla mente il poetare dei grandi scrittori italiani. Molto forte è infatti l’eco leopardiana, come si evince già dal titolo che con forza evoca i versi conclusivi de L’Infinito “tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”. E così, con dolcezza, siamo invitati ad inabissarci nell’incommensurabilità del nostro essere per prendere atto della finitezza delle umane possibilità e dell’ineffabilità dell’esistenza.
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Partire è un po’ morire
Insomma, il nostro nuovo scrittore ridà aria, respiro, luce a una materia, che contiene l’altra parte dell’ esistenza, quella che non sempre tutti conoscono, perché relegata in un ambito apparentemente appartato della vita reale. E invece no, in questi anfratti a volte oscuri e incomprensibili si cela il vero volto della vita. E ben vengano scrittori come Montesanto, capaci di attingere al pozzo senza fondo di una realtà insidiosa, incontrollabile, che la giustizia prova a regolare.
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Bianco&Nero. Grigio in Centro
Il libro si concentra su una lunga intervista che l’autrice fa al medico e politico Attilio Naddeo, all’interno della quale si trattano diverse tematiche, nonché si delineano personaggi che hanno caratterizzato la storia, la politica e la cultura italiana del Novecento.
Nella prima parte dell’esposizione, Naddeo viene interrogato dall’autrice per trattare brevemente le storie, gli aneddoti, i ricordi legati a grandi artisti italiani, dal teatro al cinema, dalla musica allo sport. Nella seconda parte, invece, il dibattito si sposta sul quadro storico-politico dell’Italia in un periodo di oltre cinquant’anni, e di conseguenza sui cambiamenti dell’assetto politico-economico del nostro Paese. Naddeo ci offre le sue testimonianze circa gli eventi principali e le grandi figure del panorama politico nazionale, dalla Prima Repubblica fino ad oggi, dai grandi partiti di massa alla nascita di nuove forme di populismo.
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Diva Perversa
Cos’è una diva, se non un ideale? E una donna, se non un mistero? Facendo di se stessa un ideale vivente e un mistero insoluto, Greta, l’affascinante protagonista, scrive e riscrive i limiti di un ego femminile in continua espansione. La diva del grande cinema, prima francese e poi internazionale, vive i primi anni di carriera in un edonistico e fulgido abbaglio. Cerca se stessa nell’adorazione indistinta, fa della moltitudine uno specchio, ma cercare il riflesso della propria bellezza nel caos di una folla non fa che portare alla luce una dilagante solitudine, mai davvero arginata, neanche con il matrimonio, prima felice, poi diabolico, e con la quasi totale uscita dalle scene. Sarà solo in età matura che la ancora bellissima diva, dopo anni di torpore, vivrà un inatteso risveglio sessuale, figlio di un riscatto vitalistico, che nella percezione del baratro del tempo si risolve in un eros esaltato, in bilico fra la decadenza morale e l’autoannichilimento.
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A me che sono un nano
Essere trascinato nei punti più reconditi della coscienza, dilatare gli occhi per meglio osservare il complesso emotivo nelle sue mille sfaccettature, anche a costo di farsi male… È questo che la raccolta poetica A me che sonoun nano offre al lettore.
Difficile trovare nei componimenti dell’autore versi che contengano una dolcezza assoluta, vi è sempre un retrogusto amaro, c’è sempre da fare i conti con la durezza della vita vera, vissuta intensamente, senza fronzoli. Con le poesie di Generoso di Biase non si fugge, ci si ferma a guardare lì dove il lettore mai ha avuto il coraggio di volgere lo sguardo. Il percorso per la mente non è lineare, non si ha mai davanti a sé un mare calmo o un cielo azzurro, ma tanta realtà da gustare o affrontare. -
Io, Tony Tammaro
Tony Tammaro, cantautore napoletano, rievoca gli avvenimenti significativi che lo hanno introdotto alla carriera artistica, portandolo a diventare un cantante affermato. Figlio di Egisto Sarnelli, ha vissuto sin da piccolo in uno stimolante ambiente musicale che lo ha condotto, passo dopo passo, in una realtà presto foriera di momenti importanti: la sua prima cassetta; il debutto al Festival di Sanscemo; la radio; il cinema e il lavoro in libreria.
Tutte, queste, occasioni che gli hanno permesso di entrare in contatto con una serie di personaggi rilevanti del mondo dello spettacolo.
Ripercorrendo tappe divertenti – ad esempio la sua ossessione per i tamarri –, ma anche momenti critici della sua esistenza, il celebre autore di canzoni umoristiche offre al lettore squarci della sua vita, facendo emergere un’immagine esaustiva non solo della figura di artista, ma anche della sua persona. -
Il balenìo del pensiero
Ancora una volta, siamo di fronte al diario di una donna e di una poetessa vera, sicuramente tra le più assolute e autentiche che capita di presentare, senza furbizie e simulazioni, completamente esposta alle emozioni e mutazioni di un corpo e di un’anima, particolarmente febbrili e suscettibili, e come tali chiamati a registrare le indifferenze e le ingiustizie, soprattutto, intime di un mondo, sempre più epidermico ed episodico, che sembra avere smarrito quegli elementi e sentimenti, che lo tenevano compattamente unito.
Dalla Prefazione di Francesco D’Episcopo
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La bambola col tuppo
Gennarino, un orfanello allevato tra stenti e sacrifici da un cugino della madre, divenuto adulto, consegue la laurea in Psicologia e trova lavoro in una rinomata casa di cura. Ignazio Alfonso de Dura e Beatrice Piromallo, una coppia ricca e affiatata che ha aiutato Gennarino negli anni dell’adolescenza, creano con lui un legame indissolubile, fino a farne il proprio figlio adottivo e unico erede. L’infermiera Luisa Esposito, la badante Nivaeh, la giovane e conturbante pittrice Giuliana Grassi: un turbinio di donne che promette felicità. Un investigatore sagace, Gianfranco Canepa, chiamato a dirimere la morte sospetta dell’anziana Beatrice Piromallo, seguita a quella non meno oscura di Ignazio Alfonso. Sono questi i personaggi principali di un’intricata vicenda fatta di nobili sentimenti e di oscure pulsioni. Una vicenda in cui lo stress per il quotidiano confronto con persone fuori di senno, i sensi di colpa, l’ossessione di mettere al mondo un erede fanno di Gennarino un malato di licantropia che di notte ulula la propria disperazione alla Luna. Potrà esserci per lui un futuro di pace e serenità?
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La metafisica dell’anima
Il saggio è un’analisi dettagliata delle opere di Giorgio de Chirico, l’artista che ha ispirato le idee e le riflessioni dell’autore, sviluppato in chiave metafisica. Partendo da una descrizione oggettiva delle rappresentazioni, lo scrittore amplia la veduta sulle stesse, accompagnandole con riflessioni scientifiche, filosofiche, sociologiche e personali. Ne viene fuori un’analisi esistenziale interpretata da molteplici punti di vista, perciò ogni opera è esplicativa del profondo io e delle zone più profonde dell’incoscio. Utilizzando gli elementi descrittivi che de Chirico fornisce, l’autore esplica come l’arte possa imprigionare ogni sorta di pensiero della vita, pertanto ci mostra treni simbolo di salvezza e speranza, torri mete ambite dell’io, edifici come protezione dal soffocamento dell’esistenza, archi e ciminiere impersonificano la fragile e incerta condizione umana. Nella parte finale compie un giro per le piazze d’Italia, prendendo spunto dalle raffigurazioni, per permettere al lettore di fare un viaggio virtuale, ripercorrendo i luoghi più caratteristici del nostro paese.
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La ragazza sulla sdraio
Napoli, anni ’80: nel cuore di un grande e problematico quartiere sorge un nuovo ospedale, affollato in tutte le ore del giorno e della notte. Marco . un giovane medico specialista in chirurgia, che si dedica anima e corpo alla sua professione, dotato di un invidiabile intuito investigativo. La sua vita prende una piega imprevista quando si trova coinvolto in una rete di personaggi molto diversi da lui, che sconvolgeranno la sua routine quotidiana, mettendolo di fronte ad una realtà che prima gli era sconosciuta. Il suo fiuto per il mistero lo porterà a collaborare ad una indagine che rischia di coinvolgere persone apparentemente insospettabili. Sullo sfondo della geometria fluida dei quartieri napoletani, dalle dinamiche spesso imprevedibili, Marco dovrà far fronte alle insidie che gli si porranno davanti, a volte inciampando, altre imboccando la strada giusta, facendo affidamento sulla sua incredibile tenacia.
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Specchio riflesso
Il testo si presenta come il prolungamento dell’autrice e di tutto il suo sentire. Le poesie mostrano, senza oscurità, le emozioni, le perplessità e le sensazioni che invadono il quotidiano di ogni individuo, diventando lo specchio dell’esperienza familiare, amorosa e personale. Valeria Genova firma un omaggio alla nascita, alla gratitudine e alla coscienza della vita con tutti i suoi interrogativi, offrendo al lettore preziosi squarci di vissuti interiori.
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Favole per grandi e per piccini
La raccolta è composta da tredici favole che trattano storie e tematiche differenti, ma che al tempo stesso propongono un obiettivo comune: il raggiungimento della gioia e della serenità. Alcune favole trattano l’amore, che spesso viene ostacolato, ma che alla fine trova sempre il modo per trionfare; altre favole trattano invece l’inclusione sociale, spesso ingiustamente negata a causa di motivi futili; altre ancora espongono le condizioni negative e le peripezie che i protagonisti devono affrontare per salvarsi da incantesimi, da malesseri personali e, in generale, da sventure, al fine di vivere finalmente in modo spensierato e felice.
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Il segreto delle lacrime
“Avevo solo vent’anni, non avevo la consapevolezza che ho adesso e ho avuto paura. Oggi vorrei chiedere perdono a tutti”.
Sembrerebbe che negli ultimi anni la Vergine Maria si sia manifestata ai propri fedeli comunicando attraverso le lacrime: è il caso della Madonnina di Civitavecchia. La statuina piangente lacrime di sangue non si trova in un luogo di culto, ma nella casa di una normale famiglia, che il pomeriggio del lontano 2 febbraio 1995, ha assistito all’evento straordinario. Sembra che il fenomeno si sia verificato altre volte, numerosi fedeli e religiosi sono accorsi nel cortile di casa Gregori, la notizia fu diffusa rapidamente dai media, dividendo l’opinione pubblica tra diffidenti e credenti. Ma cosa è successo davvero quel pomeriggio? Qual è il vero segreto che circonda la vicenda? Una responsabilità troppo grande, la paura di parlare: Il segreto delle lacrime è una confessione che mostrerà senza filtri qual è la realtà dei fatti accaduti ad Ivano e Leandra, e come il loro destino si sia incrociato, anche solo per un istante, con quello di Jessica Gregori. Venticinque anni di ansie, tormento ed ingenuità che trovano sollievo in un’intervista inedita, redatta da due croniste appassionate. È la rivelazione di un segreto, che potrebbe dare alla Chiesa la prova del suo scetticismo.
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Un’alba nuova
Iris ha un pessimo rapporto con la madre, sempre pronta a cogliere l’occasione per ferirla; il rapporto con la sorella minore, Ribes, si raffredda nella continua preferenza che la madre ostenta per quest’ultima, in quanto figlia di un uomo migliore. La “figa” nonna Abby e la fidata e profonda amica Ellis rappresentano i totem positivi della vita della protagonista, che inizia un evidente percorso di crescita grazie al confronto con queste figure. In questo cammino, il ruolo chiave è quello della dottoressa Joy, la psicologa che accompagna Iris nel tentativo di superare i traumi che condizionano la sua vita e, in particolare, il suo rapporto con gli uomini. Teresa Manes firma un romanzo introspettivo che offre squarci sulla fragilità dell’anima, ma al tempo stesso si fa portavoce di un messaggio di catarsi, dimostrando che la cicatrizzazione di ferite emotive profonde è possibile quando c’è capacità di nudità emotiva.
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Gli scugnizzi di Napoli – Racconti e cenni storici a cavallo di tre secoli
Come in uno spettacolo teatrale in cui i personaggi calcano il palcoscenico, ammaliando lo spettatore con il loro interloquire, le differenze caratteriali, l’abilità nell’interpretare i ruoli, così in questo libro si succedono figure di scugnizzi dalle più svariate “sfaccettature”. Lo scugnizzo veste i panni di un muratorino o di un pescatore, di un posteggiatore o di un discolo scolaro, di un “muzzunaro” o di un “solachianiello”, di una “capera” o di un “cartunariello”, di uno “gliuommenare” o di un “cardalana”, di un garzone o di un “sapunaro”, di un “suonatore di pianino” o di uno “sciuscià”, di una friggitrice o di un pizzaiolo. La bravura dell’autore, al di là della rappresentazione quasi scultorea dei personaggi, è nell’aver saputo amalgamare storia e leggenda, fantasia e autobiografia, nell’aver indotto con delicatezza il lettore a conoscere strade, quartieri, vicoli, monumenti, antichi mestieri, vecchie usanze, feste e tradizioni di Napoli; nell’aver inquadrato i racconti nella realtà storica cui si riferiscono. E così, senza quasi che il lettore se ne accorga, si è trascinati alla corte dei Borboni, ci si “incontra” con Carlo III, Ferdinando IV, Francesco I, Ferdinando II, Francesco II, ci si ritrova al tempo delle “Quattro giornate”, si rivive il periodo della “ruota” dell’Annunziata. Ci troviamo, dunque, di fronte ad una narrazione che non soltanto coinvolge per la scorrevolezza del testo, ma trascina ed incuriosisce proprio per la ricchezza di aneddoti storici e di immagini della Napoli a cavallo tra il XVIII, XIX e il XX secolo.
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Non c’è niente che cambierei
Non c’è niente che cambierei non è una semplice biografia, ma una riflessione intima e amichevole in cui Massimiliano Campanile si racconta senza peli sulla lingua, mettendo a nudo la sua anima, affrontando questioni scottanti della sua vita: i traumi infantili, il bullismo subìto, il percorso di accettazione della propria omosessualità, la passione infinita per il suo lavoro, i progetti per il futuro. Un libro emozionante e onesto. Una risposta a tutte le domande che nessun giornalista gli ha mai posto. Perché, nonostante tutto, non c’è niente della sua vita che cambierebbe.
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Giacomo Furia – Vita e carriera di un attore caratterista
Protagonista di questa biografia è Giacomo Furia, attore caratterista, il quale, attraverso una fisionomia marcata e degli atteggiamenti eccentrici, quasi caricaturali, ha reso immortali e caratteristiche pellicole quali L’oro di Napoli, nel quale recita al fianco di Sophia Loren, La banda degli onesti, dove interpreta l’imbianchino Cardone, e Il medico dei pazzi, in cui si finge uno dei “pazzi” della Pensione Stella. L’opera, oltre a tracciare un quadro completo della sua carriera, prima teatrale e poi cinematografica, fornisce degli interessanti retroscena dei rapporti che l’attore instaurò con personalità di spicco cui fece da spalla, quali Eduardo De Filippo, che lo iniziò al teatro e ne fu quindi mentore, Peppino De Filippo e Totò, con i quali consolidò del tutto la propria carriera.
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Sognavo la luce
Poi accadde qualcosa. Accadde che in un istante la valanga di dubbi e interrogativi del suo animo ripartì senza freni inibitori e travalicò le barriere di rimozione che si era costruita per difendersi.
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Revolved
Un protagonista dell’alta finanza alle prese con il capolavoro della sua carriera finisce schiacciato dallo stress, dai sensi di colpa e da un eros malsano. Cerca il modo per vincere le proprie angosce esplorandole in profondità, senza protezioni e senza alibi: per uscire da sé, dal proprio cliché e giudicarsi con occhi innocenti. Un volo radente, attraversando le metropoli tecnologiche dell’innovazione dove i movimenti dei grandi capitali intrecciano le loro maglie: Londra, Parigi e Tokyo, con una sosta psichedelica ad Hong Kong. L’autore, che vive e lavora nel mezzo delle vicende che qui descrive, firma un romanzo dalle tinte noir che coinvolge il lettore in uno sferzante percorso introspettivo, di humor delicatamente cupo con una forte presa emotiva.
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I delitti dell’Orsa Maggiore
Il caso irrisolto di un killer seriale e l’arrivo in città di una criminologa di successo si mescolano e preannunciano un classico poliziesco, dinamico e pronto a suscitare da subito grande curiosità nel lettore. In un breve dialogo iniziale con un personaggio, l’autrice fornisce al lettore gli strumenti necessari per muoversi all’interno di un duplice mistero da risolvere. Il lettore, che da subito veste i panni del detective, insieme ai due protagonisti tenta di sbrigliare la matassa di omicidi che ossessionano l’ispettore “Baffo”. Amélie, al suo fianco, con spiccata intelligenza e brillantezza, coglie immediatamente il carattere intrigante e ben delineato del percorso che l’assassino ha scelto per mettere in scena i suoi crimini. Stravolgendo il punto di vista adottato fino a quel momento, dà una svolta alle indagini e contemporaneamente alla sua vita e al suo misterioso passato, che vuole a tutti i costi dimenticare.