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Don Terzino
Tra frammenti di ricordi e passioni, ogni singolo racconto mira a coinvolgere il lettore per trasportarlo in esperienze di vita differenti che ruotano intorno alla figura rassicurante di don Terzino, il quale rappresenta un invito alla comprensione e al cambiamento. La contrapposizione tra sogno e realtà, la realizzazione di una passione tanto desiderata, la solitudine, la crudeltà dell’essere umano, la ricerca dell’ispirazione e l’incomprensione sono alcuni dei temi che il testo affronta con autenticità. Le storie non si limitano alla semplice narrazione ma rappresentano, in un continuo intreccio, personalità differenti.
Giovanni Renella firma dei racconti dallo stile semplice e coinvolgente, cercando di fare in modo che il lettore stesso possa identificarsi nelle singole storie dei protagonisti. -
Mie belle lune perdute ovvero Cronaca di un dolore
Ann-Marie è una stimata giornalista che ricopre incarichi di prestigio. Ann-Marie è una bella donna. Nel 1986 viene aggredita dal cancro al seno. Mie belle lune perdute è la cronaca del suo dolore, il racconto delle giornate, dei pensieri, del lungo e faticoso percorso per l’accettazione, stilata da chi ha camminato a suo fianco nella sofferenza: suo marito. Ann-Marie, ora, è guarita e sta bene. La sua vicenda personale è una speranza per le donne che vivono la stessa esperienza dolorosa, un conforto per chi le ama e ne condivide la vita; e una fotografia, a volte impietosa, della classe medica italiana. “È difficile raccontare un dolore quando sono le parole di chi cammina a fianco della sofferenza a darne voce. È difficile raccontare un dolore con la serenità di chi lo ha vissuto, sperimentato, accettato come una nuova possibilità per dare testimonianza di un amore rivolto a chi ha sempre amato; dedicato a chi ha conosciuto uno stesso difficile destino; pensato per chi, scorato, non alza lo sguardo […] E quel dolore si apre alla vita e il racconto diventa cronaca, cronaca di un dolore, divenuto felice. Perché davanti agli occhi c’è ormai un mare quieto e su quella cicatrice e nel cuore è rispuntato un fiore.”
(Dalla prefazione di Umberto Veronesi)
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L’amore di una mamma
Iris cresce in un contesto familiare sereno, all’insegna dell’amorevole educazione di mamma Nina e papà Orlando. L’arrivo della sorella minore, Penelope, corona il sogno della famiglia perfetta fino a quando, come ogni favola che si rispetti, l’idillio viene spezzato dall’allontanamento di papà Orlando, che porta sulle spalle il peso di una crescita forse troppo precoce. Così Iris è costretta a rivisitare la sua adolescenza, ricordandone, però, la serenità che l’ha contraddistinta e i valori ricevuti dagli uomini e dalle donne della sua famiglia, figli di generazioni diverse, ma accomunate dal filo conduttore del rispetto e della dignità.
Saranno proprio quei valori a farle da scudo nei momenti di dolore che la vita le pone davanti: la fine del matrimonio dei genitori e la rottura della relazione con il suo compagno: il papà della sua prima figlia, Maelle.
Ma sarà soprattutto il tumore che colpisce la piccola a far vacillare le certezze di Iris, che viene travolta da un turbinio di sentimenti contrastanti, che coniugano la figura della donna forte e quella della madre spaventata, che ha la continua tentazione di soccombere. La guarigione dalla malattia funge da svolta e segna l’inizio di tanti successi futuri, tra cui la relazione con il suo compagno Vittorio, coronata dalla nascita della loro bambina: Maria Sole. Pamela Corbo firma un flusso di coscienza che mostra le crepe dell’animo umano, spesso preda di eventi difficili da affrontare. L’autrice si fa portavoce della forza di cui ogni donna è capace − se solo vuole – e aiuta a trascendere i confini del dolore con il potere del sorriso e della voglia di vivere. -
Curiosità napoletane
“La nostra raccolta vuole essere una riscoperta della Napoli dei tempi passati, attraverso storie vere, aneddoti, proverbi, poesie popolari e tante altre curiosità.
È stata utilizzata in primis la fonte orale offrendo così, agli amanti e lettori di storia napoletana, la genuina espressione della sapienza di questa città. Abbiamo lasciato al lettore una chiave di lettura e di diversa interpretazione a seconda dell’argomento trattato, dove i personaggi, siano essi uomini di chiesa, o semplici cittadini, hanno sempre un modo di pensare onesto, malizioso e simpatico.
Abbiamo, inoltre, voluto ricordare le figure di due venerabili napoletani: padre Rocco e don Placido Baccher, poiché sono meritevoli di grande ammirazione.
Con questo semplice lavoro, abbiamo lasciato “una finestra aperta sulla Napoli religiosa del passato”, per ulteriori ricerche su uomini, donne, monasteri e quant’altro”. -
Il Paradiso che non c’è
I santi presentati in questo testo non sono riconosciuti dalla Chiesa, ma semplicemente “creati” dalla fantasia popolare ed esistono esclusivamente nei modi di dire e nel linguaggio quotidiano. In queste pagine rivive lo spirito di una saggezza popolare che, purtroppo, si sta perdendo: l’autrice ci offre un modo per ritrovarla riflettendo sui proverbi e sui modi di dire che usiamo spesso senza conoscerne l’origine.
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“Anticupido” va a caccia
“Anticupido” va a caccia. Palermo, San Valentino. Il fantasma di Rosie, una ragazza morta proprio il 14 febbraio di 34 anni prima, a soli 16 anni, si sveglia ogni anno, in occasione della ricorrenza, per causare tensioni ed incomprensioni tra le coppie che la circondano. Tra le sue vittime frequenti c’è Mario: un ragazzo intenzionato a ufficializzare il suo amore per Teresa, donna amata, e che, in virtù di questo nobile sentimento, decide di regalarle un anello di fidanzamento. Ma l’intervento di Rosie contribuirà anche stavolta a rovinare i buoni propositi del sincero innamorato, che deciderà di indagare sulle cause delle sue disavventure amorose, avvalendosi anche dell’aiuto prezioso del caro amico Mimmo. Scoprirà, così, ciò che si nasconde dietro a quegli strani episodi, ed aiuterà Rosie a trovare risposta a tutti i suoi interrogativi che non le permettono di riposare in pace. Intrighi irrisolti e scoperte inaspettate sono lo specchio di una realtà spesso ingannevole, che l’autrice racconta con l’audacia di una penna originale e, allo stesso tempo, semplice.
Victoria Smirnova traccia uno spaccato nitido e commuovente dell’amore e delle sue sfumature, regalando al lettore inaspettati colpi di scena, che, oltre a rendere la lettura estremamente coinvolgente, spingono a riflettere sull’intensità dei sentimenti veri e sulla fragilità e le debolezze dell’animo umano, spesso traditore e ingannevole. -
L’ombra di Masaniello vaga per Piazza del Mercato
A Napoli la storia di Masaniello la conoscono tutti: il 7 luglio del 1647 scoppia una rivolta popolare che vede come protagonisti un popolo affamato e un personaggio carismatico, che riesce a ottenere una costituzione popolare e che viene eletto Capitano generale del fedelissimo popolo napoletano. Ma è anche la storia di un tradimento, di un uomo che viene ucciso dai suoi stessi compagni.
Anche Anna Luce e Alfonso conoscono la vicenda. Entrambi sono giornalisti, si sono innamorati e hanno deciso di sposarsi nella Chiesa di Santa Maria del Carmine, dove una lapide commemorativa ricorda l’eroe popolare. Quella che invece racconta la vecchia Maestra è un’altra storia, la fiaba dell’eroe giovane, bello e giusto, costruita spiando nella sua vita e nei suoi pensieri. E, come tutte le fiabe ci restituiscono quello che i fatti storici spesso celano, la Maestra non si inventa nulla, ma usa la sua conoscenza e la sua particolare sensibilità per far emergere la dimensione umana dell’eroe e per smentire quelle leggende negative, volte a sminuire la forza, la generosità e la lealtà di Masaniello nei confronti del popolo, e quindi anche la sua portata rivoluzionaria. Ed ecco che ora è chiaro lo scopo didattico di questo racconto: un discorso contro le disuguaglianze e le ingiustizie che ancora affliggono la città, dove, se si è predisposti con un animo sensibile, il fantasma di Masaniello ci farà visita per indicarci la via. -
Io sono più forte
Un romanzo a quattro mani, che combina la fresca fantasia di Simona Mancuso, qui alla sua seconda opera, con l’esperienza narrativa del suo mentore Pascal Schembri. Un romanzo che combina giovinezza e maturità in una miscela sorprendente di thriller, inchiesta sul disagio adolescenziale, sulla piaga dell’anoressia, e riflessione mozzafiato sul difficile rapporto tra genitori e figli.
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Mméscafrancesca
Una capricciosa, dotta, screziata marmellata letteraria di saperi e sapori a Napoli e dintorni, ieri e oggi…. Sullo sfondo di una Napoli a cavallo tra i due millenni si colloca questa “saga della Scugnizzeria”, una fascinosa e colorita raccolta di storie di giovani che affrontano a viso aperto la vita, con le sue miserie, brutture e contraddizioni. In questo carosello di prosa e poesia si respira l’amore per la città partenopea e per quei giovani che sono suoi figli ed eredi.
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Il viaggio di Joana
Ripercorrendo le vicende della sua famiglia e in particolare della bisnonna Joana, l’autrice analizza la storia dell’Angola e del Brasile dal punto di vista antropologico, culturale, religioso, economico, politico e sociale. Partendo dalla colonizzazione dell’Africa da parte degli europei e dalla tratta degli schiavi, passando attraverso la scoperta e la conquista portoghese del Brasile, accompagnate da stermini e umiliazioni, si giunge all’epoca contemporanea in cui i problemi legati alla migrazione, alla povertà e all’integrazione sono ancora irrisolti e l’autrice spera possano essere superati attraverso un’educazione interculturale, traguardo tanto ambìto, quanto difficile da raggiungere.
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Eravamo ottantamila
Breve romanzo aneddotico in cui l’autore rivive uno spicchio della sua adolescenza negli anni della stagione calcistica 1980/81 del Napoli. Sullo sfondo di un’intera città che vibra per la speranza di un primo scudetto azzurro, forti del talento del libero olandese Krol, detto “il tulipano”, i momenti salienti del campionato si intrecciano con i ricordi: i giochi, le figurine, la famiglia, la prima cotta, la prima automobile del fratello maggiore. Terminata la stagione e svanito il sogno scudetto, si chiude una fase della vita dello scrittore, che tuttavia resta impressa in questa breve opera, nella quale egli si concede anche il piacere di immaginare un finale in cui le cose siano andate diversamente.