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    Nei tuoi occhi

    10,00

    Tutto ha inizio in una notte d’estate, nella villa dei Manetta. C’è una festa e Danny, annoiato, stringe una birra. Poi, il suo sguardo incrocia quello di Cristina. E il tempo si ferma. Vivrà con lui per un po’, Cristina. Ascolterà una ad una le storie che Danny vorrà leggerle. E sentirà le stesse fondersi con la “vita vera”, giorno dopo giorno, una notte dietro l’altra. Poi, Cristina, se ne va. Senza dare spiegazioni, senza salutare, portando con sé un dolore segreto, lacerante. Una corsa contro il tempo, nella quale Danny e Cristina si perderanno. Inevitabilmente.

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    L’incredibile Ugo

    10,00

    Oggi è venuto presto.
    Sono venti giorni consecutivi che lo vedo. Mi dovrebbe fare una statua. Sono il suo salvatore. Egli per, scansato il pericolo, dimentica in fretta. una sua caratteristica. Lo conosco bene. Il culo sembra una melanzana di serra. Qualche anno fa gli infilai un tubicino tra le emorroidi gonfie. Doveva essere sottoposto a uno dei tanti esami radiologici che gli vengono prescritti lato sua insistenza ossessiva. Era un clistere di quelli che fanno cacare anche l’anima. Le piccole palle dondolavano sotto il piccolo ciondolo appagato. Si era sposato da poco; Cerasella, a detta dei pi, fu una vera eroina. O meglio una vittima di se stessa, ragion per cui si sacrifica, se lo porta all’altare, ma la sera non fu la sera che Ugo si aspettava, non fu. Egli aspetta chissà quale ispirazione di Cerasella. Ella, evidentemente, sub un trauma quando se lo vide davanti nudo come un verme, anzi un vermicello arrapato. A casa si aspettava la prova della sua verginità, il panno macchiato di sangue sacrificato. Si disse, per coprire la cilecca, che Cerasella aveva il marchese, ragion per cui, il misfatto era rimandato. Ella, in seguito al povero Ugo, ha dato filo da torcere lato sesso. Egli si aspettava ben altro, egli, secondo il fratello Concetto, ha fatto piangere tante donne…
    Dalle risate, evidentemente…

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    Fiori di… vita e poesia

    12,00

    Il fiore, la pianta, allora, assurge a simbolo di una realtà, di una identità, che si congiunge intimamente, intensamente, con quella dell’autrice, la quale parte dalla sua specifica bellezza e funzione per inoltrarsi in un itinerario, del tutto inedito e imprevisto, che può rinviare alla mitologia, come nel caso, davvero emblematico e inevitabile, del Narciso, ma anche, e forse soprattutto, alla mitologia, familiare e personale, che l’autrice ri-crea, superando spesso luoghi comuni e immergendosi in un territorio che appartiene a lei sola, ai suoi ricordi, ai suoi desideri, ai suoi sogni.

    Dalla prefazione di Francesco D’Episcopo

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    Archi di fuoco

    15,00

    «… Rachele asseconda la propria natura con biologica attenzione ai fatti, alle persone, che essa suscita, colorando la sua tela poetica, aforistica e anagrammatica, delle luci e delle ombre, ma soprattutto delle luci, di una vita, che ella è sempre riuscita a vedere e a stravedere con i suoi occhi di pittrice avida e attenta».

    Dalla prefazione di Francesco D’Episcopo

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    Sogno d’amore

    12,00

    La nostra autrice si schiude alla poesia come fiore di primavera, dopo aver sentito gemmare dentro di sé sensi e sentimenti, che invocavano di essere appunto espressi. Da crisalide si è fatta farfalla e si è posata sui fiori della vita, per congiungere i propri colori alla festa che essa spesso reclama; ape laboriosa, ha attinto tutto il nettare che essa sa dare quando la si ama e coltiva con costanza e fiducia.
    Ecco, questa è la poesia della nostra Clotilde: un infinito canto d’amore, che si celebra in tutte le forme possibili.

    Dalla prefazione di Francesco D’Episcopo

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    Iu sacciu ‘na canzona di Valle e ddi Capone

    10,00

    La Canzona di Valle e ddi Capone è una vecchia filastrocca che offre una chiave di lettura per svelare un mistero di Ariano: la città è stata un insediamento normanno,il popolo arianese parla un dialetto provenzale.
    L’autrice si pone sulla scia dei medievali trovatori provenzali per innalzare il proprio canto di rabbia e d’amore nei confronti della sua patria, vilipesa e tradita nelle sue più autentiche aspettative.

    Francesco D’Episcopo

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    La saggezza è l’ ultima illusione

    13,00
    L’aforisma è una goccia distillata di saggezza, l’accensione di una luce, provvisoria e parziale, nel buio delle illusioni esistenziali.
    Poesia senza lirismo, filosofia senza sistema, dottrina senza credo, l’aforisma è un frutto maturo colto lungo il viaggio dal viandante libero e curioso del mondo.
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    Oltre

    10,00
    La poesia è la più alta forma di inquietudine e non bisogna mai chiederle coerenza, compattezza, perché è dalla disgregazione che nasce l’unità, dal nulla il tutto, in un anelito ampio, assoluto, che avvolge e travolge, ancora una volta, corpo e anima, nei richiami segreti e misteriosi della vita, nello slancio conclamato e consapevole verso l’infinito. Alessandra Amprino queste emozioni e riflessioni le sente fortemente fremere dentro di sé e, grazie alla poesia, che si attorciglia e si libera, riesce a dare piena voce a ciò che non sempre si riesce a dire con tanta intensità e verità.
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    In fondo per dormire… basta spegnere i perché!

    12,00
    Felice Romano racconta, come in un flusso di coscienza, il suo modo di vedere il mondo e il suo modo di intendere la vita partendo dalle piccole cose: un sorriso, il silenzio, il bianco e il nero, un vecchio sotto la pioggia, una bancarella di dolciumi.
    Un vortice di riflessioni,  aforismi, poesie, semplici messaggi della buonanotte  in cui l’autore si mette a nudo, scrivendo dei suoi sogni, delle sue paure, dei suoi dubbi, che divengono il filo conduttore di un romanzo che si propone di spegnere… i nostri perché.
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    Diario d’amore

    10,00
    La poesia è una barca che oscilla sulle onde della vita trovando slanci tanto più elevati e intensi quanto più i turbamenti si abbattono con forza. Diario d’amore vola sulle onde dell’inquietudine, traendo dalla poesia l’impeto d’amore per la vita nelle sue diverse manifestazioni: l’amore per una donna, per i figli, per Dio e la Natura e, non meno importante, per la poesia stessa, che trova in questa raccolta di componimenti un’espressione di rara profondità e intensità.
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    Il domatore del jolly

    10,00
    Tra versi laici, eppure profondamente in contatto con il divino, tra accostamenti lessicali inediti e fortemente evocativi, Il domatore del jolly costituisce l’espressione lirica di un io che parla di sé e lo fa al femminile. Un io allo stesso tempo tormentato, compiaciuto, fragile, intriso di speranza e, soprattutto, consapevole.
    Raccolta squisitamente dinamica, che racconta con originalità l’esperienza umana di una brillante poetessa, e di una donna forte, in balia di una costante tensione ideologica e figurativa tra ciò che è umano e ciò che è divino; tra il male atavico ed il bene, quel bene che, solo, riesce a compensare le conseguenze spaventose del “negativo”.
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    Cuore di drago

    12,00
    L’autrice, attraverso una serie di poesie di chiara impronta autobiografica, offre uno squarcio della “dimensione donna” facendosi portavoce del dolore e del vuoto che contraddistinguono tratti del percorso emotivo di ogni individuo. Eppure il flusso di pensieri, articolato in riflessioni apparentemente scollegate, si traduce in un inno alla vita che, a dispetto delle avversità e delle contingenze negative, riesce a regalare irripetibili emozioni attraverso la forza dell’amore, della fede e della consapevolezza.