• Teoria e Prassi rivoluzionaria nel Regno di Napoli

    Dare una definizione del concetto di rivoluzione, pur rifacendosi a pensatori del calibro di de Tocqueville e Marx, passando per Lenin e Troskij, sino ad arrivare a Che Guevara, sembra un’impresa ardua sia dal punto di vista intellettuale, che culturale e politico. Eppure, Pelliccio, in questo saggio storiografico che non si esime da un’acuta e accorta analisi politica ed economica del fenomeno preso in questione, principia le sue argomentazioni proprio dalla ricerca di un assioma della rivoluzione in quanto tale. Indispensabile punto d’inizio da cui partire, innanzitutto distinguendo la dinamica rivoluzionaria da quella della ribellione e del colpo di stato, per poi tracciare le linee fondamentali entro cui tali connotati teorico-pratici, ricorrenti e identificatori, possano essere individuati nei tre principali modelli di rivoluzione del XVIII secolo: quello americano, inglese e francese. Il percorso di ricerca, però, diviene più complesso laddove lo studioso si addentra in un confronto tra l’ideologia, la prassi politica e i cambiamenti economici che hanno caratterizzato la rivoluzione francese del 1789 e quelli, invece, che hanno contraddistinto la rivoluzione napoletana del 1799. Nonostante, infatti, quest’ultima sia così vicina cronologicamente al modello francese e possa apparire a prima vista quasi una sua “filiazione”, sfugge, al contrario, a qualsiasi omologazione e accostamento totale. Difatti gli accadimenti che segnarono i moti napoletani del 1799 non sono facilmente inglobabili nell’assetto definitorio costruito riguardo agli altri sconvolgimenti storici presi in esame. Tant’è che nel caso napoletano, ad esempio, si evince che le masse non furono realmente coinvolte, i rapporti economici rimasero di stampo feudale, e non si trattò nemmeno di colpo di stato o di pura e semplice ribellione. E ciò costituisce solo la premessa delle riflessioni di Pelliccio, che prosegue con una disamina-paragone tra l’illuminismo francese e quello napoletano, quali basi ideologiche, per poi approfondire fenomeni come il sanfedismo, la massoneria, il ruolo del clero e della stampa, questo prima di giungere alle conclusioni, a una cronologia dei fatti accaduti e a una raccolta di documenti dell’epoca relativi ai principali eventi storico-politici.

    9,00
  • Da grande voglio essere di polistirolo

    Una raccolta di differenti frammenti ed estratti, scritti durante l’anno scolastico 2003/2004 dagli alunni della quinta A e quinta B del plesso “Anna Maria Ortese” (ex Lotto 10) del II circolo didattico “Elsa Morante” di Pozzuoli, compone il nucleo di questo testo. Domande e interrogativi curiosi, ora candidi e buffi, ora crudi e taglienti, si alternano a notazioni, osservazioni e aspirazioni che altro non sono se non la sincera e genuina spia di un disagio. Quello vissuto dagli “sfollati” di Pozzuoli, temporaneamente “esiliati” nella cittadina “fantasma” di Monterusciello. Un agglomerato di case al limite della vivibilità, un centro quasi totalmente privo di servizi e collegamenti, un complesso edilizio lasciato a sé, pressoché incapace di ospitare intere famiglie e gruppi di persone, segnate da un’acquiescente rassegnazione. Uno “scenario di polistirolo” dove crescere equivale al rischio di sbiadire nel grigiore e nell’anonimato. Eppure, quale segno tangibile e inequivocabile dell’ennesimo caso di incuria e abbandono da parte delle istituzioni e dei privati preposti, dell’ennesimo atto di un dramma tutto italiano, la cui trama e il cui epilogo sono purtroppo ben noti, suonano le parole di questi bimbi. Affermazioni e dubbi schietti, semplici, ma consapevoli di sé e della propria condizione, e forse perciò stesso pazientemente risentiti, indolentemente sconfortati, ma mai pronti ad arrendersi del tutto e a rinunciare alla speranza. L’auspicio più ingenuo e spontaneo, senza retorica d’occasione, quello più naturale e dovuto a qualsiasi bambino cerchi e desideri nient’altro che la normalità e le condizioni essenziali per vivere. Il tutto testimoniato, da una parte, dalle frasi candide e acute dei ragazzini; dall’altra, dagli interventi di scrittori come Antonella Cilento, Antonella Ossorio, Diego De Silva e Franco Arminio, scortati dallo sguardo lucido e critico di Davide Morganti.

    10,00
  • La rana in fondo al pozzo

    L’Intercultura è entrata a far parte della scuola dell’obbligo da alcuni anni e, precisamente, da quando la scuola italiana si è trovata a fronteggiare la presenza delle culture immigrate. La conoscenza dell’altro aiuta a prevenire l’insorgenza di fenomeni di xenofobia e di razzismo, la conoscenza delle altre culture aiuta ad arricchire la nostra, allargando gli orizzonti del sapere. Di questo compito si fa carico principalmente la scuola. Il presente volume nasce dalla verifica effettuata, nell’ambito di attività di laboratorio nella scuola dell’obbligo, dell’interesse per la lingua e la cultura cinese mostrato dagli allievi per una forma semplice ma significativa di letteratura classica come il proverbio. Il proverbio è legato alle vecchie storie aneddotiche, favolose e fantasiose dell’antica Cina, in tutta questa produzione il binomio didattica letteratura non è mai disgiunto, anche per questo esse si prestano agevolmente ad essere utilizzate dall’insegnante che voglia proporre alla classe una lettura proficua. Le storie contenute nel volume, in italiano con la traduzione in cinese a fronte, sono arricchite da illustrazioni grafiche e da note in italiano che fungono d’aiuto all’insegnante nel lavoro di presentazione dei testi. È uno stimolo alla lettura e al confronto linguistico attivo che produce un’esperienza significativa per gli allievi cinesi, ma anche per gli allievi italiani, stimolati all’attività comparativa. In assenza di allievi di nazionalità cinese sarà interessante avvicinare gli allievi italiani alla cultura di questo paese che offre innumerevoli spunti di riflessione e che sollecita, sempre più negli ultimi anni, la nostra attenzione e la nostra curiosità.

    9,80
  • Lazzaroni

    I lazzaroni sono i delinquenti, i disgraziati, i mascalzoni, i farabutti, le canaglie, i furfanti, i manigoldi, i lestofanti, i gaglioffi, i filibustieri; ma, anche, gli usurai, gli scippatori, i rapinatori, i borseggiatori, i contrabbandieri, i taccheggiatori, i falsari, i ladri d’auto, i topi d’appartamento, i “paccottisti”, i tangentisti, i truffatori e, infine, i peggiori di tutti, i camorristi. Sono trent’anni che Lamberti dice e scrive che per liberare Napoli dai lazzaroni non bastano, anche se sono necessari, poliziotti, carabinieri e magistrati. C’è bisogno di politiche di inclusione, seriamente intese, ben diverse dalle operazioni di assistenza o, peggio, di ammortizzazione sociale, magari a favore dei più violenti e facinorosi. Per trovare soluzioni adeguate, bisogna partire dal dato, irremovibile con artefici dialettici, di una spaccatura e di una separazione profonda nella popolazione napoletana tra chi è dentro e chi è fuori dalla società moderna e civile. Perché il problema di Napoli è quello di portare dentro la modernità tutti coloro che stanno fuori per una sorta di condanna che i responsabili continuano a negare, mentre continuano a comminarla. Per aprire un dibattito costruttivo, l’autore ha raccolto alcuni dei tanti interventi su quotidiani e riviste, o in occasione di dibattiti e convegni, fatti nel corso degli ultimi anni, sulla Napoli dei lazzaroni.

    10,00
  • Il mio cuore squacquarea per te!!!

    Il libro è specchio di questo tempo e, in quanto tale, riflette inevitabilmente usi, tendenze ed evoluzioni del nostro tessuto sociale e comunicativo. Motivo per cui, che un testo raccolga pareri, messaggi, facezie e, perché no, anche invettive e malumori della tifoseria di una città italiana non deve assolutamente meravigliare. Che poi il libro, strumento letterario per eccellenza e veicolo tra i più antichi di comunicazione, abbandoni per una volta la sua veste più seriosa e ortodossa, per indossare i panni inediti del serbatoio vivace, divertente e stimolante di idee e pensieri dei tifosi della società calcio Napoli, questo pure è un particolare che non deve destare stupore. Del resto viviamo nell’era in cui i diversi linguaggi, le varie tecnologie e i più disparati mezzi interagiscono, dialogano e si mescolano tra loro, rivelando potenzialità, utilizzi ed esiti insospettabili. Ed è proprio un’inattesa e felice commistione, quella che s’è creata mettendo insieme un’emittente radiofonica, Radio Kiss Kiss, i suoi più fedeli ascoltatori, stimolati dall’estro di Walter De Maggio, la moderna tecnologia degli sms, la più accanita e sincera tifoseria napoletana e l’inventiva della Graus Editore, che ha deciso di radunare in una pubblicazione migliaia di messaggi arrivati in radio tramite i cellulari. È da dire, però, che una tale iniziativa, a prescindere dall’originalità, non avrebbe avuto lo stesso smalto, se fosse stata fatta in una città diversa da quella partenopea. Il tifoso napoletano, infatti, patisce le stesse agonie della sua squadra, è pronto a scarificare qualsiasi cosa per seguire quei benedetti 90 minuti di partita domenicale, sa come arrangiarsi per non venire mai meno a una tale fede, insomma porta sugli spalti tutta la passione, l’ironia, gli idealismi, la filosofia “nostrana”, proprio quella a cui è improntato ogni singolo giorno della sua vita. Ed è tutto questo che traspare dagli sms raccolti nel testo. Perciò, anche per i tifosi delle altre squadre non sarà difficile immedesimarsi nello spirito di alcune frasi, dato che cambiano i luoghi, i colori delle magliette, i nomi sugli striscioni, le cadenze dei cori, ma non certo i sentimenti e le emozioni. Quelli sono uguali dovunque. E ce n’è davvero per tutti i gusti, sempre col sarcasmo e il tono pungente, tipici del tifoso napoletano. Non hanno certo rinunciato all’occasione di dire quel che pensavano. E allora ecco sfilare, in queste pagine, un’arguta e spiritosa galleria di motti, consigli, critiche e opinioni, corredati dall’umorismo di vignette, caricature e foto, che ancora una volta confermano il grande amore dei napoletani per la propria città, la propria squadra e i propri idoli, primo fra tutti Diego Armando Maradona. Anche se un pizzico di risentita nostalgia per tempi passati e sicuramente migliori non manca.

    8,50
  • La storia siamo noi – il futuro di chi ha un passato…

    Esistono due storie parallele: l’una scritta sui libri, solitamente quella dei vincitori. E un’altra fatta di vicende personali, ricordi, aneddoti che, cuciti insieme, tessono una trama sovente inaspettata, e per questo più avvincente e interessante. Questi giovani studenti del Liceo “T. Lucrezio Caro” attraverso racconti orali e documenti scritti, con accanimento e passione, hanno ricostruito eventi famigliari che intrecciandosi con la grande Storia danno vita a un libro-documento, tanto utile, quanto indispensabile a comprendere lo scorrere del tempo e il valore di essere nel mondo.

    Nando Vitali

    10,00
  • Gianni Rodari, maestro di creatività

    Questo volume è frutto di una decennale riflessione su Rodari e la creatività a scuola svolta nel corso degli annuali convegni promossi dal 1991 dall’A.C. La Ginestra prima e dal Centro Studi Fantasilandia poi. A partire dagli anni Sessanta Gianni Rodari, oltre ad aggiornare la letteratura per l’infanzia in Italia con nuovi personaggi e nuovi temi, è stato uno dei primi pedagogisti a sostenere l’importanza dello sviluppo della creatività e della fantasia come fondamenti indispensabili della formazione delle giovani generazioni. La sua concezione pedagogica risulta ancora oggi di stringente attualità ed in linea con le più avanzate ricerche di psicologia perchè è incentrata sullo sviluppo del pensiero divergente e sul rispetto del ragazzo, che viene invitato a non accontentarsi delle piccole virtù, ma a pensare in grande, a nutrirsi delle “grandi passioni”.

    10,00
  • D’onde radio

    Con verve e con precisione storica, D’ONDE RADIO ne affronta l’evoluzione tecnologica e massmediologica senza rinunciare ad una serie di interessanti e spassosissimi excursus sui personaggi che, negli anni, e soprattutto nel contesto italiano, sono stati tra i principali protagonisti del mezzo: da Mussolini a Mina, da Pio XII a Corrado, da Mike Bongiorno a Claudio Cecchetto, fino alle più recenti e rivoluzionarie “radio libere” del web. Ricco di immagini d’epoca, inclusa un’antologia di apparecchi tra i più ameni esempi di modernariato à la Grease, D’ONDE RADIO è stato scritto a quattro mani da un medico appassionato sin da piccolo di radio e di nuove tecnologie, Raffaele D’Avanzo, e da sua moglie Rosa Russo, con il coinvolgimento dichiarato, almeno per alcuni capitoli, dei figli Angelida, Brigida e Carmine D’Avanzo: che bella famiglia! «Sono cresciuto tra radio e televisori nel negozio dei miei genitori a Cicciano», scrive D’Avanzo nella sua divertente “nota dell’autore”, «tra i modelli della Geloso, Philips e Siemens, ma anche tra i “fonobar”, mobili con radiogiradischi e scomparti per dischi a 78 giri, bottiglie di liquore (rosolio, caffè Borghetti e Strega fatti in casa), appositamente realizzati dai falegnami. Il negozio in piazza era diventato una sorta di proiezione nel futuro, un sogno, un po’ come quelli di informatica oggi … Vi si respirava, insomma, l’aria della tecnologia». E così via. In una sequenza fatta di Storia, storie, volti, immagini, persone e personaggi, sembra quasi di riascoltare, attraverso le pagine di D’ONDE RADIO, la colonna sonora di un secolo pieno di progressi, regressi e di rivoluzioni, le voci (anche) dell’Italia e dei suoi italiani, dei cari amici vicini e lontani …

    Ciro Cacciola

    12,00