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    Prima che venga sera

    Lisa e Veronica sono sorelle. Vivono in città diverse e distanti. Ma distanti, loro, lo sono state sempre, separate dal non detto e dall’amore della madre, Anna, che pare averne solo per Veronica. Lisa ha deciso da anni di tagliare quel cordone ombelicale che le affoga ’anima, rinunciando a un rapporto con entrambe. La sua apparente serenità viene però turbata dalla telefonata di Veronica che le annuncia la sparizione di Anna. Lisa vorrebbe restare fuori da questa storia, ma decide, sotto l’insistenza di Veronica, di cercare la madre. Inizia così un viaggio lungo l’Italia che diventerà presto un viaggio dell’anima. E porterà le due donne nella piccola isola di Procida, dove saranno svelati tutti i segreti di una vita di silenzi.

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    Vincere il big killer

    I protagonisti di questo libro sono eroi ed eroine del quotidiano, chiamati a superare una prova difficilissima e rischiosissima, impastata di sofferenza fisica e morale: il cancro del polmone. E l’hanno superata, grazie ad alleati indispensabili e preziosi: la famiglia, gli amici, la fiducia nella scienza medica, per alcuni la fede religiosa. La fortuna, anche. Sono 17 e si raccontano con estrema sincerità, senza fronzoli, senza omettere le debolezze e le contraddizioni insite nella natura umana. A volte con ironia, spesso ripercorrendo la propria vita dall’inizio. Scelta narrativa, questa, non fine a se stessa: un cancro al polmone non è mai figlio del caso ed è allora importante conoscere quale storia possa averlo prodotto, in quale contesto abbia potuto annidarsi e germinare.

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    A Napoli un po’ di più

    C’è una Napoli che rincorre le sue cento emergenze. E c’è una Napoli che vive perché viva è ogni cellula che costituisce il suo complesso organismo: la gente, il mare, il pensiero. E’ la Napoli dove tutto è possibile. Anzi, un po’ di più … Su questo sfondo si staglia la storia di Paolo Bertini, uno scrittore venuto dalla Toscana per stare un po’ di tempo nella città di Partenope, per completare un romanzo al quale stava lavorando da diversi anni senza mai riuscire a trovare la fine. Più’ che un romanzo, una storia d’amore che doveva rinascere in una notte stellata vicino al golfo più bello del mondo. Rinascere. O morire per sempre. Un legame simbiotico, mare-terra-acqua-case-salsedine-gente, percorre tutto il romanzo fino a materializzarsi in una teoria, snocciolata da uno dei personaggi che ruotano intorno a Paolo. Quello che chiamano scambio riferendosi solo al calore, in realtà è qualcosa di più vasto e complesso. Una città trasmette al proprio mare i caratteri cromosomici della gente, della cultura, della storia. Napoli, Grosseto, Messina, New York … Città, gente, acqua … E poi le donne. I Sentimenti. I vuoti e le fragilità. Le umanissime fragilità di uomo, padre, amante … scrittore. Sarà Napoli a restituire a Paolo e a tutti quelli come lui, fiducia e forza. E forse, un po’ di più’ …

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    Simonetta

    Simona sta tranquilla, serena, distesa, è ormai abituata alla mia guida, è rilassata, sembra appisolata. Poche parole, qualche breve commento su una 127 bianca che ci sorpassa, con nostra meraviglia, per ben due volte. Svoltiamo l’ultima curva in salita; sorpassiamo l’ospedale di Cava a duecento metri dal rettilineo che porta a casa. Su quest’ultimo tratto mi giro verso la bambina; Simonetta sta sempre con il braccino destro sospeso nell’aria, i capelli scompigliati, gli occhietti socchiusi. Quanta felicità per un’ora trascorsa con la mia bambina! Ecco… a questo punto, in questo momento preciso… improvvisamente… un tuono fragoroso, assordante, un boato enorme, che entra nei timpani, scuote la mia testa.

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    Il mulino di Poppea

    Anna Vassillo, mossa dal forte desiderio di riscoprire un antico bene di famiglia, riesce dal racconto alla documentazione, gelosamente custodita dalla madre Lucia, a coinvolgere il lettore in una storia che dalla seconda metà del Settecento arriva fino ai giorni nostri. Così il grande opificio avito, oggi scomparso, ma realmente esistito sulla villa di Poppea Sabina a Oplonti, rinasce per incanto dal silenzio nella sua interezza, da una narrazione sentita e commovente oltre che interessante da un punto di vista archeologico e culturale.

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    Lettere a mia figlia

    Libro accattivante: si fa leggere con piacere. Può sembrare un testo comune di rapporto madre-figlia, invece è un romanzo articolato, variegato, pieno di verità. In una discussione “familiare” di vasto respiro s’innestano i problemi della “casa”; casa da rinnovare non solo nelle mura e negli ambienti, ma nell’intimo degli incontri e dei rapporti madre-padre-figli. «Ci ritroveremo tutti uniti con una nuova capacità di comunicare fra noi». Casa come flusso interiore della famiglia stessa, ma anche luogo dove rifugiarsi, appartarsi, isolarsi, per coltivare i propri sogni, per analizzare le proprie incertezze. Tutto ruota intorno a Tiziana, donna prima che madre, la quale scrive palpitanti lettere alla figlia come partecipazione di dubbi e conquiste, ma sempre in prospettiva di comunicazione, di gioia e crescita interiore.

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    Violetta vendicata e altri fantasmi all’opera

    Racconti e riflessioni di un soprano è un libro che i cultori dell’opera lirica – ma anche coloro che cercano un approccio a tale variegato universo – aprrezzeranno sicuramente, perché restituisce voce ai personaggi del melodramma e ai compositori che li hanno resi immortali. Valeria Esposito, attraverso la sensibilità e l’esperienza di una raffinata interprete, immagina per Violetta, per Rigoletto – ma anche per Bellini, Mozart, Salieri e molti altri ancora – “un futuro immaginario per raccontarci quale sarà il destino dei singoli protagonisti alla conclusione dell’opera” (Annella Prisco Saggiomo). Pagina dopo pagina, i loro fantasmi ritornano in vita per emozionare, ancora una volta, il loro pubblico. Il libro si arricchisce, inoltre, delle preziose ed erudite riflessioni di un soprano che per portare in scena i propri personaggi preferiti, ha studiato con passione e rigore la storia delle opere e la vita dei compositori. Infine la Esposito regala al lettore una pièce teatrale nella quale “porta in scena” alcuni racconti.

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    Andar per boschi

    Andar per boschi è il piacere di riscoprire la bellezza della Natura, fondersi con essa, con i suoi suoni, i suoi odori, i suoi sapori. È liberare l’anima dalle false priorità che opprimono l’uomo “nel mondo dell’asfalto e del cemento”, insegnandogli ad ascoltare il sommesso anelito della Natura. È il ricongiungersi dell’Uomo con se stesso. Dell’Uomo con la Terra. Dell’Uomo con Dio. Andar per boschi incide un solco profondo nell’anima e nei sensi. È un viaggio mistico per comprendere il significato dell’esistenza, per esplorare i misteri che avvolgono il Creato. Il mistero della vita. Pensieri, riflessioni, immagini, leggende, suggestioni s’incastrano armoniosamente come tasselli di un variopinto mosaico, nel tentativo di rappresentare il più intimo volto della Natura, la più sacra essenza del nostro Spirito.

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    Il giudice della pena

    Saggio giuridico

    In verità la confusione totale che accompagna l’esecuzione penale in questo momento, risolvendosi in una incertezza del diritto della pena, costituisce forse la causa principale della crisi che il nostro intero sistema giuridico sta attraversando.

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    Il trasformista

    Ciro Aiello ha 50 anni, è un truffatore e sta scontando la propria pena nel carcere di Poggioreale. Tra le sbarre della cella l’uomo ripercorre, sul filo della memoria, i tipici episodi degli scugnizzi della Napoli degli anni Settanta. Quando gli si presenta l’occasione di evadere dalla prigione, però, Ciro si rende conto di non avere ancora vissuto l’esistenza che desiderava. Sarà troppo tardi o si è sempre in tempo per cambiare?

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    Per chi suona il Calascione?

    Un angolo di paradiso, ai piedi del Vesuvio e affacciato sul Golfo più famoso del mondo: Spapokkia. In questa fantastica città, doppio di una Napoli allo strenuo delle forze, gli scugnizzi – caratteristica unica, vanto e contrasto della città – stanno tristemente scomparendo. Spapokkia si è trasformata in “un paradiso abitato da diavoli”, in cui la corruzione e la violenza dilagano fin dentro le pieghe più intime della popolazione. Un gruppo di giovani ribelli – gli ultimi veri e autentici scugnizzi, capitanati dal giusto e impavido Mammoletta – si oppone allo strapotere del terribile boss Jakkett. Attraverso l’affresco dello scontro del bene e del male, tradizioni popolari e degrado, tra episodi fantastici e surreali, il romanzo dà vita a una moderna epopea degli scugnizzi, esaltandone le antiche virtù e auspicando – grazie a loro – l’agognato, quanto necessario, riscatto sociale di un intero popolo.

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    Come nuvole rapide

    Una donna in balia di una vita che non le appartiene, se ne immagina una parallela, fatta di corse al suono di musica, ­in appassionanti, speranze da inseguire. La sera del suo quarantaseiesimo compleanno, però, il video di Nuvole rapide – una canzone dei Subsonica – la riporta bruscamente alla realtà. Sarà questa la scintilla che la convincerà a prendere per mano la propria vita e a darle un senso, un ritmo, una colonna sonora. Andare alla ricerca di se stessi non è un percorso facile, rettilineo: trovare il bandolo della matassa è spesso impossibile, soprattutto quando quello che si vuole non è solo un luogo sicuro, un caldo abbraccio, ma una continua ricerca, per essere liberi, leggeri e rapidi.

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