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    Dallo storicismo del Vico alla concezione materialistico-dialettica della storia

    Partendo dallo storicismo di Vico, passando per le grandi opere kantiane e l’Idealismo di Fichte, Schelling ed Hegel, con i suoi avversari – Schopenhauer e Kierkegaard – fino ad arrivare a Marx e al Positivismo europeo, l’autore offre in maniera singolare, ben lontana da una semplice rivisitazione in chiave scolastica, uno squarcio del pensiero filosofico sette-ottocentesco.
    Cosimino Miccoli affronta, così, una vasta panoramica, proponendo una rielaborazione originale e approfondita dei testi e degli autori più noti.
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    Come tele di ragno sgualcite

    Dominique Vivant Denon (1747-1825) e Jean François Champollion (1790-1832) viaggiando per l’Italia, rispettivamente nel 1777-1778 e nel 1825, visitarono l’Officina dei Papiri Ercolanesi all’epoca meta tradizionale degli eruditi europei. I due eruditi ricavarono da quella visita impressioni diverse, lasciandoci due testimonianze particolarmente illuminanti. Il presente opuscolo ricostruisce quelle loro due visite, molto poco note, inserendole nella storia della vicenda dei papiri della Villa dei Pisoni, più nota come Villa dei Papiri.

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    Carducciana

    Che cosa ha da dire, di nuovo, al giorno d’oggi, la voce d’un poeta come Giosuè Carducci, espressione di quella fervida umanità che l’Ottocento riconobbe come tratto essenziale delle eterne leggi della natura?

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    Ignazio Gaudiosi Poeta mediterraneo

    Ci troviamo di fronte ad una poesia complessa, quando leggiamo le liriche di Ignazio Gaudiosi, una poesia che si fonda, sì, sul sentimento del vivere, ma va alla continua ricerca della parola e della locuzione, che possano meglio infrangere il muro del significato. Un tormento, questo, che da sempre accompagna la sua vasta e variegata produzione poetica, che fin dagli esordi si è presentata come una costante creazione lessicale, sfrondata dalle regole più rigide, ma rispettosa delle regole fondamentali della lingua italiana. Un lavorio incessante, un limare e ritoccare, che punta alla perfezione, ma senza meticolosità, libero nel coniare termini assiomatici, onomatopeici, o semplicemente neologismi, con lo scopo precipuo di dare voce alla miriade di emozioni che si muovono nel complesso sentire lirico del poeta. Sentire difficile, certo, ché si muove insieme alla riflessione sul vissuto, al fine di dare un significato ad ogni singolo evento, a collegarlo agli altri, affinché la vita non si dipani come una serie inspiegabile di fatti, bensì come un continuo svolgersi, che ha un fine e una giustificazione. L’uso frequente della metafora, la creazione di ampie immagini, che vanno assumendo sovente i contorni dell’allegoria, l’originale utilizzo del lessico, tutto concorre ad una poetica raffinata ed intensa, e ad una lirica nuova, affascinante e scabra, decisamente suggestiva, se pure adatta ad un pubblico preparato a comprenderla.

    L’opera di Ignazio Gaudiosi è stata recensita moltissimo: di lui si sono occupati illustri critici e articoli sono apparsi su numerosissime riviste culturali. Difficile, pertanto, scegliere stralci di brani critici e recensioni, cosicché ci limiteremo a trarre dal testo di Francesco D’Episcopo  “Ignazio Gaudiosi poeta mediterraneo”alcuni passi significativi.

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    Carlo Emilio Gadda e il romanzo giallo

    Un approccio sistematico (o asistematico) alla produzione di Carlo Emilio Gadda consente di evidenziare un atteggiamento letterario (o antiletterario) costante, che acquisterà, in diacronìa, uno spessore sempre più consapevole e rilevante: vivere la letteratura, le sue forme e funzioni, le sue difformità e disfunzioni, come un grande mercato di occasioni, da cogliere al volo, al momento, perché quello seguente è un altro tempo e potrebbe non essere baciato dal sorriso di quell’istante felice. Quest’ultimo è la creazione, che giunge imprevista, improvvisa, inattesa, inedita, certo preparata da letture e interpretazioni, da passioni e visioni, ma poi reinventata ex novo dal momento magico in cui la parola si fa scrittura. La metafora del mercato aiuta forse ad entrare nel laboratorio sperimentale di uno scrittore, che sembra fare della teoria bacthiniana del grottesco lo strumento avido e avventuroso di un approccio “diverso” alla letteratura, grazie all’abbassamento antropologico di quei materiali culturali che il teorico del Carnevale europeo invocava come sostanza ineludibile di creazione artistica alternativa.

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    Naufrago il pensier’ mio

    Naufrago il pensier’ mio è una raccolta poetica che tenta di riportare in auge il linguaggio poetico oramai desueto a causa delle nuove tecnologie che lo hanno spogliato della sua funzione principale: quella di farsi portatore di immagini interiori in grado di scuotere l’animo del lettore. Grazie al sapiente e calibrato uso delle parole, ogni componimento di Gerardo Benedetti riporta alla mente il poetare dei grandi scrittori italiani. Molto forte è infatti l’eco leopardiana, come si evince già dal titolo che con forza evoca i versi conclusivi de L’Infinito “tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”. E così, con dolcezza, siamo invitati ad inabissarci nell’incommensurabilità del nostro essere per prendere atto della finitezza delle umane possibilità e dell’ineffabilità dell’esistenza.

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    Scusa si te vanto

    I racconti contenuti nel libro “Scusa si te vanto” sono legati a Roccamonfina, patria di eroi contadini, alle passioni e al sorriso, a volte amaro, dei tanti personaggi citati. La filosofia che sostiene alcuni dei protagonisti è per certi aspetti misteriosa e affascinante così come lo sono le disparate vicende che gli autori hanno cercato di tessere in una trama colorita. Un viaggio in quella bella Rocca, divertente, a tratti di dubbia moralità ma comunque verace.
    Scheda Gianni Cianci, Danilo Forgetta

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    D’amore e d’età randagi

    Mauro Pastore ha voluto consegnarci questa testimonianza, autentica, assoluta, che molto somiglia a un distillato di gocce di un liquido prezioso, che cadono giù lentamente, fino a raggiungere una corposità finale, da non disperdere ma da custodire sacralmente, come frutto di una sincerità e di una indispensabilità della poesia in tempi purgatoriali, che speriamo possano tornare a sfiorare il paradiso.    Dalla prefazione di Francesco D’Episcopo.

    Scheda Mauro Pastore-Poesia-GrausEdizioni-2021

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    L’uomo de “l’altra Italia”

    Cerrito, l’uomo de “L’Altra Italia” «un italiano vero».

    Una storia vera del merito, una storia di grande fascino per spirito combattivo e determinato contro le molteplici avversità di un Sud difficile, vero grande malato d’Italia, dove spesso la legge viene applicata a discrezione, dove la mala politica (senza volere generalizzare) continua in modo sprezzante a farla da padrona, dove la faziosità, la demagogia e l’arroganza camminano a braccetto con i veti incrociati per colpire chi, solo perché convinto assertore di un riscatto difficile ma non impossibile della propria terra, continua a combattere – da sempre e più di sempre – perché ciò possa verificarsi.

    Scheda Gaetano Cerrito

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    Salerno, patria di Torquato Tasso?

    Il libro

    Scomparso il 19 ottobre 2013 all’età di 90 anni, don Vincenzo era nato a Baronissi il 5 maggio 1923, quinto di sette fratelli. Dopo la licenza liceale al Seminario diocesano, si era laureato con lode in teologia nel 1946, anno in cui aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Iniziò come viceparroco di don Guerino Grimaldi, nella parrocchia di San Pietro in Camerellis, quando era arcivescovo Demetrio Moscato. Nell’ottobre del ‘68 venne nominato Monsignore, proprio nel giorno in cui stava per celebrare la Prima Comunione di suo nipote Vincenzo. Il papa Paolo VI lo nominò Prelato Domestico di Sua Santità. Per 35 anni Mons. Pagliara è stato professore di religione al Liceo T. Tasso e per tre anni insegnante di francese alla scuola media del seminario arcivescovile. Poliglotta, ha sempre avuto una passione per lo studio delle lingue straniere, in particolare il tedesco. Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, delegato arcivescovile della Scuola Cattolica Diocesana e assistente spirituale della Fuci, guidava personalmente la formazione, con uno stile sobrio e semplice, come la sua vita, in cui pose al centro i più deboli. Negli anni 60/70 è stato parroco della chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel centro storico, dove fondò la Pinacoteca Museo “Sala Scacco Vaccaro”, con materiale storico e artistico rinvenuto nella chiesa, nei locali attigui, in via Trotula De Ruggiero. Il suo amore per la storia e per l’arte si era così concretizzato con un museo che custodisce opere pittoriche, arredi sacri, oggetti di antiquariato, documenti storici. Tra i quadri, la splendida Madonna della Fiducia del pittore napoletano del 600 Andrea Vaccaro, un nome dato dallo stesso don Vincenzo, ed un quadro di Cristoforo Scacco, nato a Verona nel 1480, raffigurante la Madonna delle Grazie.

    Agli inizi degli anni 80 venne nominato Priore della chiesa di Santa Trofimena della Santissima Annunziata Maggiore, a cui era legatissimo. Nel 2008 ha lasciato la chiesa dell’Annunziata, a 85 anni, dando un contributo determinante alla costituzione del Comitato per il restauro della chiesa, guidato dal Cardinale Renato Raffaele Martino. Si è impegnato per le missioni e le iniziative di solidarietà, come il sostegno per chi era precipitato nel dramma dell’alcoldipendenza, con riunioni periodiche nei locali dell’Annunziata. Grande appassionato di letteratura e cultore della Divina Commedia, sapeva parlare a tutti i suoi parrocchiani, di ceti sociali e culture diversi. Oggi si direbbe “un grande comunicatore”. Per anni ha studiato ed affermato che una delle sedi della Scuola Medica Salernitana, nel 1500, era ubicata proprio di fronte la Sala Scacco Vaccaro, in Largo Scuola Medica Salernitana, nell’antico Palazzo Martuscelli. Don Vincenzo ha anche scritto un libro, “Nel paese di Margot”, in cui racconta con l’arguzia di un uomo, ma con l’entusiasmo di un ragazzo, di un suo viaggio con un amico sacerdote in Germania, che ha sempre amato per il suo animo romantico e forte. Anche la musica faceva parte dei suoi interessi. Aveva scritto degli Inni Sacri per la chiesa della Madonna delle Grazie, realizzando un disco, con il prezioso aiuto di suo fratello Armando e dei figli Nico e Vincenzo.

    Con la scomparsa di Mons. Vincenzo Pagliara, Salerno ha perso una delle sue guide spirituali, il cuore del centro storico, una persona colta e sincera, sempre in difesa dei più deboli, coraggioso nel portare avanti i suoli ideali e la sua missione.

    (da “dentro Salerno”, quotidiano online, 21 ottobre 2013)

    Scheda Vincenzo Pagliara

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    Eremita a Utopia. “Il Fieno” di Ponza

    Il libro

    Un raro esempio di prosa poetica, ispirato, e per me che so, commovente, oltre che emozionante. E non tradisce il titolo: c’è il Fieno, c’è il mito e la letteratura, in un linguaggio rapsodico ispirato da Dioniso.

    Andrea Simi

    Antonio De Luca è un socialista. Per giunta un socialista della specie più tenace: libertario, fedele nel tempo, lettore attento di Sartre e Camus, cultore appassionato del mito delle origini.

    Marco Demarco, Corriere della sera, 2023

    Scheda Antonio De Luca_Eremita a Utopia

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    Azzurro

    Il libro

    Azzurro, il titolo di questo racconto, è un colore capace di compiere miracoli sociali da quasi un secolo, di trasformare ordinari individui, dalle più disparate estrazioni, in una vera famiglia, per novanta minuti o poco più. L’azzurro, come il mare, lambisce i cuori di una città in trepida attesa di poter esplodere nei festeggiamenti di uno scudetto oramai davvero a portata di mano. Il protagonista senza nome si fa portavoce dei sentimenti di un popolo intero, da sempre presente sui gradoni dello stadio dove, con religioso trasporto, si invoca l’apparizione di un gol. Ereditando la passione per la propria squadra dal padre per poi tramandarla al proprio figlio, regala al lettore diversi scorci di un amore pervasivo che inonda le strade cittadine travolgendo tutti, al punto da domandarsi ingenuamente come sia possibile che il calcio non sia stato ancora in grado di regalare la pace tra i popoli. Eppure, c’è un’altra faccia della medaglia capace di insozzare questo gioco, gli sfoghi di “tifosi” violenti che nulla hanno compreso dei valori dello sport. Ad ogni modo, questo non può offuscare la magia del momento: è l’ultima partita dell’anno. Nessuno è più in grado di celare i sorrisi, gli occhi lucidi, le grida di gioia. Nella città vestita a festa rimbombano fragorose esultanze e niente sembra più impossibile, ogni riscatto è conseguibile. Così il protagonista è condotto, quasi in trance, davanti alla porta della moglie che non vede da un anno. Il suo sorriso riaccende la speranza di un perdono, un altro miracolo del Napoli.

    Scheda Mena Sorrentino

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